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Agrimonia bio
(Agrimonia eupatoria L.)
Parte utilizzata: sommità taglio tisana
Provenienza: ITALIA
Fa bene a:
- Azione antiinfiammatoria
- Azione coleretica, favorisce la sintesi e la secrezione della bile
- Azione colagoga, provoca lo svuotamento della colecisti, aumentando l'afflusso di bile nel duodeno
- Azione antialllergica
- Azione ipoglicemizzante
- Azione decongestionante
- Azione antisettica
- Azione cicatrizzante
- E' di aiuto in caso di faringiti, gastroenteriti, infiammazioni intestinali,
congiuntiviti, dermopatie
Descrizione:
L'agrimonia appartiene alla famiglia delle Rosaceae.La medicina popolare attribuisce svariate attività terapeutiche di cui la più conosciuta è una moderata azione coleretica e colagoga, quella meno nota è l'azione ipoglicemizzante.
Per uso interno veniva utilizzata come antispastico, sedativo nervoso e depurativo. La pianta era utilizzata, per applicazioni topiche, come decongestionante, risolvente e sedativo in processi flogistici della congiuntiva, dell'orofaringe, oltre che in svariate dermopatie.
La presenza di triterpeni e tannini ne giustificano l'impiego per uso esterno come antiinfiammatorio, cicatrizzante, antisettico ed analgesico e per via interna come astringente leggero nelle faringiti, nelle gastroenteriti e nelle infiammazioni intestinali.
La pianta presenterebbe, inoltre, un'interessante attività antiallergica per cui il suo uso sarebbe auspicabile non solo nelle forme orticarioidi ma anche nelle patologie che vedono alla loro base una condizione allergica o disreattiva, come le cefalee, le emicranie, alcune forma di insonnia.
Curiosità, l'etimologia è molto discussa, secondo alcuni autori agrimonia sarebbe la corruzione di Argemone (riferito ad una specie di papavero), pianta in grado di guarire le ulcere dell'occhio.
Eupatorium farebbe riferimento a Mitridate Eupatore, re del Ponto, che per primo avrebbe introdotto l'uso terapeutico della pianta. Per altri il termine sarebbe una corruzione latina del greco Epatorion , da Epatis e da Epar (fegato); niente di più attendibile visto che l'uso principale della pianta era proprio nella cura delle malattie epatiche.
Santa Hildegarda reputava la pianta uno dei più grandi rimedi nelle malattie mentali.
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